I modelli di costo Google ADS
I modelli di costo da applicare ad una campagna Google ADS sono tutti indicati dagli acronimi CPM, vCPM, CPC, CPV e CPA.
Dato un budget quale di questi modelli di costo conviene considerare?
Iniziamo prima a comprendere cosa significano tali acronimi e a cosa possono servire.
CPM
CPM è l’acronimo di “Cost Per Mille”, cioè il costo che si paga per mille visualizzazioni.
Tale modello di costo si applica ad esempio per le visualizzazioni di banner (Annunci Display) ed è particolarmente utile per aumentare la consapevolezza del proprio marchio (brand awareness)
vCPM
vCPM è l’acronimo di “Viewable Cost Per Mille”, cioè il costo che si paga per mille visualizzazioni effettive.
Tale modello di costo si applica per le impressioni effettivamente visualizzate di banner (Annunci Display) ed è particolarmente utile per aumentare la consapevolezza del proprio marchio (brand awareness) pagando soltanto per le visualizzazioni effettivamente ricevute.
CPC
CPC è l’acronimo di “Cost per Click” (o in italiano “costo per click), cioè il costo che si paga per ogni volta che un utente ha fatto click sull’annuncio.
Tale modello di costo è particolarmente utile se si vuole guidare il traffico sul proprio sito web e pagare soltanto gli utenti che ci entrano indipendentemente da ciò che accade dopo il clic.
E’ un modello che funziona bene se si vuole concentrare utenti su siti che vendono prodotti o servizi on line o semplicemente si vuole aumentare il traffico sul proprio sito web.
CPA
CPA è l’acronimo di “Cost per Acquisition” (o in italiano “costo per acquisizione), cioè il costo che si paga per ogni volta che un utente clicca su un annuncio, entra in un sito (ad esempio di e-commerce) e acquista un prodotto o completa altra azione definibile come conversione.
Il modello è particolarmente utile per aumentare le vendite.
Si tratta di campagne certamente più costose ma con rendimenti più elevati in quanto si paga soltanto quando si è effettuata una vendita o altro evento remunerativo.
CPV
CPV è l’acronimo di “Cost per View” (“costo per una visualizzazione), cioè il costo che si paga per ogni volta che un utente visualizza o interagisce con un annuncio video.
L’interazione con un annuncio video si verifica quando, ad esempio, un utente clicca su un “overlay” che invita al click.
Questo tipo di modello è particolarmente utile per aumentare le visualizzazioni di un video.
Quale modello di costo utilizzare?
Dalle definizioni rese sopra è facile intuire come il nostro consulente Google ADS deciderà di spendere il budget messo a disposizione dai clienti che vogliono pubblicizzarsi attraverso gli annunci Google.
Si può considerare più utile il CPC perché è certamente quello più comune ma dipende da ciò che si vuole realizzare attraverso una campagna Google ADS.
Si potrebbe pensare di provare un po’ tutti i modelli ma non è certo una delle migliori strategie.
In questo modo si spenderebbe parte del budget in modelli non appropriati per la specifica campagna e soprattutto con i propri obiettivi.
La strategia di offerta è basata sugli obiettivi
L’obiettivo è dunque il fattore da considerare quando si sceglie un modello.
E’ l’obiettivo che aiuta a capire quale modello di costo dover considerare in una campagna di Google ADS
Se l’obiettivo è:
- aumentare la consapevolezza del marchio: il modello giusto è CPM
- avere più utenti sul proprio sito web: CPC
- incrementare le vendite: CPA
- aumentare la consapevolezza del marchio ma pagare solo le visualizzazioni effettive: cCPM
- aumentare le viste video: CPV
Per completezza è bene precisare che i costi per interazione di un campagna possono variare anche notevolmente a seconda del modello di costo utilizzato.
Iscriviti alla newsletter. Resta aggiornato!
Te la invieremo periodicamente per comunicazioni importanti e news sul mondo digitale. Potrai disiscriverti in ogni momento cliccando l'apposito link in calce alla newsletter.