Social Network

L’Albania vieta TikTok per un anno: sicurezza digitale e tutela dei minori sotto i riflettori

Dal drastico divieto in Albania alle misure di prevenzione in Italia, si riaccende il dibattito sull’influenza dei social media sui giovani

Albania e TikTok: un divieto senza precedenti

L’Albania ha preso una decisione drastica per contrastare l’influenza negativa dei social media sui giovani, vietando TikTok per un anno. Questo provvedimento, annunciato dal primo ministro Edi Rama, è stato adottato a seguito di un tragico episodio: l’uccisione di un adolescente di 14 anni in seguito a un litigio, presumibilmente influenzato da contenuti visti sulla piattaforma.

Per un anno, lo chiuderemo completamente per tutti. Non ci sarà TikTok in Albania“, ha dichiarato Rama, evidenziando come la sicurezza nelle scuole sia diventata una priorità urgente. Secondo dati locali, i bambini albanesi rappresentano il gruppo più numeroso di utenti di TikTok nel paese, un fenomeno che ha accresciuto la preoccupazione tra i genitori.

Un panorama europeo frammentato

Mentre l’Albania adotta una posizione estrema, altri paesi europei, come Francia e Germania, si concentrano su restrizioni mirate per i minori. A livello globale, l’Australia ha introdotto una delle normative più severe, vietando i social media ai minori di 16 anni.

L’approccio della Cina, paese d’origine di TikTok, offre un contrasto interessante. La piattaforma cinese promuove contenuti educativi e valori considerati “sani“, limitando l’accesso e il tempo di utilizzo per i più giovani. Questa strategia riflette il rigido controllo del governo su internet, social media e videogiochi.

Italia: prevenzione ed educazione digitale

In Italia, il dibattito sulla tutela dei minori online è vivo, ma senza adottare misure drastiche come quelle albanesi. La legge n. 71/2017, che contrasta il cyberbullismo, e le linee guida PEGI per la classificazione dei videogiochi sono strumenti attivi per la protezione dei minori. Tuttavia, mancano restrizioni temporali sull’uso degli smartphone e dei social, lasciando che la prevenzione passi principalmente attraverso l’educazione e il dialogo tra famiglie e scuole.

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